L’Aquila, come calpestare i diritti umani e creare i presupposti per il peggio

La notizia è appena arrivata. Uno dei due uomini senza fissa dimora, lasciati in quarantena obbligatoria in una tenda senz’acqua corrente nei pressi dei campi di Centi Colella da ormai venti giorni, è stato arrestato per molestie sessuali nei confronti di una giovane donna. Era scomparso dalla tenda da ieri.

Un fatto orribile sul quale è necessario fare chiarezza e giustizia.

Questa è la testimonianza rilasciata dalla stessa donna aggredita, al sito il capoluogo.it

«Stavo scendendo verso la stazione di L’Aquila, percorrendo via XXV Aprile, quando, passato il gommista, mi sono resa conto che un uomo camminava verso di me con fare aggressivo. Ero al telefono con una persona.
Mi sono spaventata ed ho cercato di allontanarmi, attraversando la strada verso la Fiat, inseguita dall’uomo; ho attraversato più volte, ma lui mi ha sempre seguito. Alla terza volta, quando l’uomo mi si è spinto incontro chiedendomi una sigaretta, lui mi si è spinto addosso cercando di baciarmi e appoggiandosi al mio collo.Ho iniziato a gridare e sentendomi sola, per cercare aiuto, mi sono gettata in mezzo alla strada obbligando un’auto a fermarsi.La donna alla guida mi ha aiutato e subito dopo è arrivata una volante della polizia».

Una violenza gravissima di cui unico responsabile è l’uomo che l’ha commessa e che non può ammettere giustificazione.

Come su un altro piano non si può giustificare però il comportamento di alcune istituzioni cittadine, che erano state allertate delle condizioni materiali e mentali in cui versavano con evidenza i due uomini  e non hanno messo in campo nessuna azione concreta sul piano specifico della prevenzione socio-sanitaria per intervenire su quelle condizioni.

Perché a partire da queste, i presupposti affinché avvenisse qualcosa di peggio non mancavano. Solo pochi giorni fa si era arrivati a  momenti di tensione tra alcuni gestori dei campi della Polisportiva L’Aquila Rugby e uno dei due attendati che sarebbe stato trovato dentro le strutture a farsi una doccia. Perché la doccia, a quanto risulta da questa storia, non è un diritto per tutti in questa Pandemia.

I due senza fissa dimora, è bene ricordarlo, provenienti dal Nord Italia (uno da Como), stavano attraversando L’Aquila nel periodo di fine marzo, in piena emergenza epidemica e di lock down. Fermati dalla polizia sono stati condotti in ospedale e sottoposti a esami. Successivamente sono stati  dimessi ma dichiarati in regime di quarantena obbligatoria, da trascorrere in una tenda messa a disposizione della Protezione Civile. Lì sono stati trasportati dalla Polizia, uno, la notte tra il 2 ed il 3 aprile, e l’altro poco dopo, il pomeriggio del 5 .

Da allora si è assistito ad un insopportabile scarico di responsabilità tra le istituzioni che ha contribuito a determinare un progressivo peggioramento delle condizioni, lesive dei diritti umani. Una situazione fuori controllopericolosa. Fino al fatto di cronaca dell’aggressione alla donna, come troppo spesso accade in Italia, anche durante questo lockdown in cui evidentemente  si sta facendo tutt’altro che tutelare chi ne ha bisogno.

Senza alcun intervento, da questione umanitaria (mancata) e sanitaria (?) , la situazione  non poteva che trasformarsi in una questione di ordine pubblico. Tanto più che l’azienda sanitaria locale (Asl1) non dichiara il termine della fine della quarantena da lei imposta che potrebbe comportare la possibilità di aprire una nuova fase d’intervento rispetto a quella attuale.

Lo scorso giovedì 16 aprile il Sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, nella sua consueta conferenza stampa di mezzogiorno, rispondendo a una domanda che gli ha posto mediasociale.it – nel tentativo di conoscere aggiornamenti sulla vicenda – ha dichiarato che il Comune sarebbe stato pronto a prendersi carico dei due senza tetto con i suoi servizi sociali, nel momento in cui sarà finita la quarantena obbligatoria disposta dalla Asl, sul cui termine si deve pronunciare il Dipartimento Prevenzione.

Queste le sue parole:

Il giorno stesso abbiamo chiamato allora il Direttore del Dipartimento Prevenzione, dott Enrico Giansante, che si è rifiutato di lasciare dichiarazioni asserendo di non poter parlare della situazione e che avremmo dovuto rivolgerci alla Direzione generale.  Con questa purtroppo non siamo mai riusciti ad entrare in contatto, e credo non siamo gli unici.

Oltre al Comune più d’una associazione (come Fraterna Tau, 180amici, Caritas Diocesiana…) aveva dato la propria disponibilità a prendersi carico dei due senza fissa dimora per un nuovo intervento, progettato e disposto in maniera sostanzialmente diversa e finalmente specifica. Solo che non può farlo prima che l’Autorità sanitaria si prenda la responsabilità di dichiarare la fine della quarantena, attuando le procedure che ritiene necessarie.

Quello che più sconcerta è che la situazione perdura da un bel po’ ed è nota a tutti i livelli. Ripercorriamola.

L’edizione de Il Centro dello scorso 31 marzo ci racconta l’inizio della vicenda, con il fermo del cittadino belga proveniente da Como, il trasferimento in ospedale, lo stato evidente di disagio e la sua richiesta di “un aiuto” e di “una casa”. Di tutta risposta gli è stata combinata una multa – riporta sempre il Centro – tra i “400 e i 3mila euro”. Non poteva sapere che qualche giorno dopo gli avrebbero messo a disposizione niente meno che una tenda che ricorda molto quella del periodo del terremoto 2009.

 

Lo stesso giorno dell’articolo,  a Radio-19, abbiamo intervistato il Sindaco dell’Aquila Biondi, toccando anche questo argomento con il Primo Cittadino, dunque, perfettamente al corrente della situazione. “Devono occuparsene Protezione Civile e Preffetto” tagliava corto già allora Pierluigi Biondi, scaricando la responsabilità.

Già il 5 aprile Fraterna Tau scriveva una lettera al Sindaco, all’Ufficio dei Servizi sociali, alla Questura e alla Protezione Civile, per ricordare la volontarietà del servizio che stavano effettuando, ma sopratutto che “non sussistono le condizioni igienico sanitarie adatte ad ospitare le due persone nella struttura adibita” e che “saremmo beni lieti di di accoglierli presso il nostro centro per senza tetto ma , come segnalato anche alla Questura e come verificato anche dalla Protezione civile, non disponiamo di luoghi adatti per permettere una sicura ed efficace quarantena , o servizi igienici inutilizzati da mettere loro a disposizione”.

Il Sindaco gli rispondeva che, come aveva già detto a Radio-19 il 31 marzo, della situazione devono occuparsene Protezione Civile e Prefettura.  A lui la cosa non riguarda. Poco importa se il Comune dell’Aquila ha centinaia di appartamenti vuoti a sua disposizione più consoni per un intervento socio sanitario. E’ il prefetto semmai che deve ordinare l’esproprio.

Il 6 aprile esce l’articolo di questo sito, il primo a rivelare pubblicamente la vicenda. Verrà ripreso da altri organi di informazioni locali come il Centro, e regionali (TGR), oltre che da un comunicato del Partito democratico aquilano.

Dopo la lettera di Fraterna Tau, il 14 aprile anche l’associazione 180 amici invia una lettera questa volta al Prefetto dell’Aquila, al Ministro degli esteri e alle ambasciate Belga e e del Gambia, i Paesi di cui sono originari i due cittadini.

Scrive: “Si porta all’attenzione che al momento si sta occupando di loro, a titolo volontaristico, una rete di associazioni locali e si evidenzia, non senza preoccupazioni, la mancanza da parte dell’Amministrazione Comunale del rispetto dei diritti umani fondamentali e la grave esclusione dei Sig.ri J.F. e A.B. dal godimento dei diritti di accoglienza umanitaria e di assistenza.
Il Sindaco del Comune di L’Aquila , nel ricevere la segnalazione di “Fraterna Tau “allegata alla presente, risponde con nota del 8 aprile 2020 ( anche allegata alla presente) demandando a Lei signor Prefetto l’intervento per collocare in alloggio le due persone indicate.
Le due note allegate evidenziano bene come da troppo tempo il cittadino Belga ed il cittadino Gambiano continuino ad essere ospitati in tenda, senza acqua potabile e quindi in condizioni insalubri senza poter neanche curare la propria igiene personale.
Le Associazioni di volontariato continuano a sostenere le due persone con visite continue di sostegno e con pasti recapitati dalla “Fraterna Tau”. Ci permettiamo di segnalare a Lei signor Prefetto la situazione dei due cittadini , notando che la risposta del Sig. Sindaco non è a Lei indirizzata”.

Più chiaro di così? Ma nessuna risposta. Unici segnali positivi l’interesse del Centro di salute mentale e del Servizio Tossico dipendenze del Comune che si sono recati presso la tenda per monitorare la condizione dei due.

Questa storia così grave può diventare  forse un momento importante per riflettere sul funzionamento integrato dei servizi per il sociale in città, perché se in tempi di corona virus si è lasciata persistere una situazione inaccettabile come questa, è anche conseguenza di una mancanza presente in tempo di pace.

In generale questo territorio ha bisogno di pensarsi come una città complessa, quindi capace di saper rispondere in maniera adeguata anche alla crisi sociale acuita dal Covid, con servizi sociali adeguati e un mondo dell’associazionismo ed in generale il terzo settore, all’altezza. E’ necessario che tutti facciano mezzo passo indietro per farne uno in avanti.

Certo spaventa una politica miope che preferisce evidentemente mettere la testa sotto la sabbia e negare i problemi per paura di fare qualcosa.

Come se non fare niente fosse la soluzione. Non lo è.

 

 

Alessandro Tettamanti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *