Il coraggio di tornare a costruire insieme le lotte di cui abbiamo bisogno

Sotto un pezzo dell’intervento che ho fatto durante l’incontro “Dal Popolo dei Gazebo al nuovo Pd, ricostriamo insieme una comunità politica” del 12 maggio 2023 (video qui)

Oggi siamo qui per un incontro che lavora nella direzione di mantenere una connessione con il popolo dei gazebo, donne e uomini che da non iscritti hanno risposto all’appello del Pd, e che dando una grande prova di democrazia hanno condizionato il risultato finale e, chissà, il futuro del Pd e del Centro sinistra.

L’incontro di oggi serve a continuare a porre le basi per continuare a costruire un futuro di lotte insieme. “Costruire” e “lotte”, vorrei soffermarmi su queste due parole. 

Chi da non iscritto ha votato Elly Schlein ha già deciso di costruire piuttosto che distruggere. 

Siamo qui oggi come costruttori di sinistra, facendo tutte e tutti un investimento in fiducia verso il Nuovo Pd. Una scommessa necessaria che vale la pena fare.

Un investimento che non nascondiamolo è anche uno sforzo che ci costa, perché per tanto tempo, tanti anni, il PD non è stato il soggetto politico  che ci ha rappresentate, ne tanto meno quello che si è posto come punto di riferimento, rapito da tentazioni ultra liberiste e tecnocratiche che poco avevano a che fare con la vocazione della sinistra di rappresentare i bisogni delle fasce più deboli e costruire appunto un mondo più giusto. Poco, diciamolo, avevano a che fare con la sua base, con il suo naturale popolo.

Diciamolo: molti invece che hanno votato Schlein e che sono qui presenti, a partire da me, sono stati in alcune fasi oppositori politici del Pd, il bello che Schlein stessa lo è stata.

L’elezione di Schlein rappresenta dunque un’inaspettata quanto importante discontinuità, e apre finalmente  la possibilità di un ricongiungimento sentimentale nel centro sinistra. 

Ricongiungimento che appunto va costruito a partire dalle cose che abbiamo in comune e mettendo in secondo piano ciò che ci divide. 

Distruggere è di certo più semplice, ma chiedo, siamo davvero nella condizione di poterci permettere di continuare a distruggere, quando l’estrema destra è al governo e i basilari diritti costituzionali, oltre a quelli sociali e civiili, sono sotto attacco?

Da qui l’importanza della “lotta”. Dobbiamo tornare a lottare insieme perché ci sono troppe ragioni per farlo:  contro le diseguaglianze, per un lavoro che non sia povero ma degno e non ultra precario come vorrebbe questo governo, per una sanità pubblica e universale che cambi l’attuale situazione da secessione dei ricchi. Lotta per la scuola pubblica senza ideologia del merito che dia a tutte le stesse possibilità e combatta la povertà educativa, lotta per un’Italia che salvi vite in mare, lotta per tassare chi è ricco davvero … io a quel pugno di Tv boy che risorge con le dita smaltate dalla tomba che gli avevano fatto ci credo.

Come continuare a fidarsi però, come costruire davvero insieme ? Con incontri come questo certo che però non devo essere fini a sé stesso. Elly Schlein è riuscita ad occupare la testa del Pd, ma il corpo non può reggersi senza gambe, c’è bisogno che quello che è avvenuto a Roma avvenga nei territori.

Ho sinora elogiato lo sforzo del Pd aquilano che ci consente tutte di essere qui oggi, ma non possiamo sottacere i limiti e fare autocritica per cambiarlo  in meglio e rinnovarlo. 

Da ovunque in Italia stanno arrivando richieste per far aumentare l’attività dei circoli con annessa maggiore possibilità di partecipazione e ricambio della classe dirigente.

Un partito non ha altro senso di quello di un organizzazione funzionale a raggiungere determinati scopi politici d’interesse comune,  E allora basta conflittualità interna, basta eccessivi personalismi.

Siamo qui oggi anche per dire e fare in modo che sui territori questo non accada più, o sia quantomeno ridotto al minimo. 

Come farlo? Partecipando, aumentando il numero dei compagni e le compagni che vogliono praticare l’apertura data, sparigliando dunque con una nuova massa critica. 

Non si tratta di cammelliere né di rottamare sia chiaro. Si tratta di attrarre chi vuole già entrare con un tesseramento d’opinione e non strumentale. Si tratta di ricostruire una nuova comunità politica garantita dalla pratica democratica, con circoli che fanno assemblee quanto meno mensili dove in trasparenza prendere decisioni. 

Si tratti di metter fine ai clan, alle decisioni nelle stanze, alle prese in giro. Si tratta di aprire il partito e far decidere la gente.

Solo così possiamo respingere chi gode a stare nella palude, chi pensa solo ai propri interessi, il partito dei cacicchi e dei capibastoni. Solo così possiamo occupare il Pd, tutto il Pd, e dare una mano a quella che è già la nostra segretaria, che abbiamo già eletta, Elly Schein.

Così il Partito democratico può porsi come punto di riferimento di un universo di centro sinistra che comprende anche i movimenti e la società civile, per iniziare a vincere battaglie fondamentali e smettere di indietreggiare.  Così possiamo tornare battere le destre.

In tal senso quella di Mara Bonafoni è una figura importante, perché come alti membri della nuova segreteria di cui è coordinatrice, lei è stata una vita nei movimenti e nella società civile venendo eletta per due volte alla Regione Lazio. Ha risposto all’invito di Elly di iscriversi, e il fatto che oggi sia coordinatrice della segreteria nazionale è il segno plastico che il Pd sta cambiando. 

Giustamente qualcun aveva anche proposto di cambiar nome, ma che differenza c’è? Si può cambiar nome e non cambiare niente e mantenere il nome per un cambio sostanziale. Bonafoni è la dimostrazione di un cambio di sostanza, di un Pd inedito e possibile , costruito per riavvicinarsi alla sua base e che ora a bisogno di noi.

Perché se è vero che dopo aver votato Schlein a noi non iscritti non è che sia stata data quale possibilità di partecipazione e anche vero che dopo aver determinato l’elezione di elly dobbiamo fare di tutto fino alla fine per poterla aiutare ad andare avanti. 

Lasciatemi anche dire che proprio “democratico” è l’ultima parola importante su cui voglio oggi concentrare l’attenzione. 

Che sia davvero un “Partito democratico” e che sia costruita intorno a questo campo semantico la garanzia della nostra alleanza. 

La pratica democratica reale deve essere la base naturale di un Pd plurale che si ponga anche come punto di riferimento per le realtà politiche al suo di fuori. 

Le assemblee sui territori devono costituire un appendice fondamentale della segreteria Schlein, un partito in cui le cariche tornino ad essere vissute con spirito di servizio, come strumento necessario per dare rappresentanza e potere al popolo, perché solo a questo serve un partito, non a sé stesso. 

Deve terminare il periodo dell’auto referenzialità, delle Ztl, della distanza dalla vita vera. Deve iniziare il periodo della ricongiunzione, e non è detto che questo non avvenga a volte con un sano, quanto esplicito, democratico confronto se non conflitto. Ma sempre onesto, trasparente, teso alla ricostruzione di un’orizzonte politico comune.

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