L’Aquila non si è fermata: tanti a lavoro questa settimana mentre i contagi aumentano dentro l’ospedale

Questa settimana attraverso Radio-19 abbiamo provato di nuovo a fare il punto sulla situazione legata al Contagio da Covid-19 sul nostro territorio.  Abbiamo scoperto così che, mentre imperversa lo slogan “io resto a casa”, sono stati tanti i lavoratori costretti ad andare a lavoro questa settimana a L’Aquila, mentre sono aumentati i casi di infezioni all’interno all’ospedale cittadino San Salvatore. Le due cose, in particolare insieme, preoccupano, perché tenere aperte anche attività che non sembrano così  necessarie, lascia più alto il rischio contagio, mentre i reparti ospedalieri legati al Covid-19 purtroppo iniziano a riempirsi anche per la dinamica, tristemente consolidata in Italia, di sviluppo di focolai all’interno dei nosocomi stessi.

“Tutte le aziende metalmeccaniche sul territorio sono aperte – ci ha riferito giveedì  la responsabile  Fiom Cgil L’Aquila Simona De Santis, “non perché rientrino nei codici ATECO ritenuti dal Governo  settori strategici o di utilità pubblica, ma perché hanno scritto al prefetto” come il Dpcm Conte prevede nel controverso comma D dell’articolo 1, che di fatto concede potenzialmente a ogni azienda la facoltà di rimanere aperta.

Per questo, ci ha riferito De Santis “nei giorni scorsi come CGIL abbiamo scritto al Prefetto per dire che a nostro avviso c’è stata un interpretazione molto ampia dei commi del Presidente del Consiglio e abbiamo ricevuto questo pomeriggio (giovedì ndr) una richiesta da parte del Prefetto di segnalare in maniera puntuale quanto affermiamo” . Insomma la concertazione i sindacati la fanno col Prefetto stando a come è stato scritto il decreto, che dona all’autorità prefettizia un grosso potere.

Ma di quali aziende metalmeccaniche parliamo e cosa producono? Ad esempio nel nucleo industriale di Bazzano è aperta, tra le aziende più grandi,  la FILMET che , come si può leggere sul suo sito è un “fornitore e produttore di alto livello di film metallizzato per condensatori standard e speciali”, “Filmet offre soluzioni per il settore automobilistico, correzione del fattore di potenza, treni, mobilità elettrica, turbine eoliche e altre applicazioni”.

E le norme di sicurezza, vengono rispettate?  “Come Cgil – ha continuato De Santis –  abbiamo scritto alla Asl e per conoscenza Prefetto per far fare una verifica delle norme di sicurezza applicata all’interno delle fabbriche e la Asl si è subito messa in contatto per fare una verifica documentale all’interno. Non mi risulta ci siano fabbriche che non abbiano preso delle precauzioni, ma per constatare se queste siano adeguate alle norme abbiamo ritenuto di investire un organo competente in questo come la ASL”.

“In generale  i lavoratori sono molto preoccupati ed impauriti – ha concluso la responsabile provinciale FIOM – e vedono positivamente l’idea di rimanere a casa, come ripetuto dai media. C’è un forte contro senso in questo. Certo se i lavoratori avessero la consapevolezza di lavorare su attività davvero essenziali sarebbe differente”.

Anche il settore dei Call Center che conta in totale un migliaio di dipendenti in città, è rimasto attivo, seppur attivando forme di tele lavoro da casa. 

“L’azienda ha disposto i lavoratori rimasti sul posto di lavoro con una disposizione a scacchiera – ha dichiarato al telefono Roberto Mattioli RSA ed operatore del call Center COM DATA che ha una commessa Inps.  “E’ stato possibile applicare tale disposizione  – ha specificato Mattioli a Radio 19  solo grazie al fatto che molti lavoratori hanno utilizzato gli strumenti giuridici esistenti, come le ferie, che l’azienda ha lasciato applicare in maniera molto flessibile,  riducendo così il numero complessivo di 500 dipendenti. Ora siamo in 110 a lavorare da casa, mentre, dentro, disposti a  scacchiera, ci sono 10-15 persone in ciascuna delle tre grosse stanze che possono contenere anche fino a 90 operatori”.  

COM DATA ha una commessa Inps, è un lavoro essenziale quindi?  “Gli accordi nazionali pongono la previdenza sociale come servizio pubblico essenziale e collegano noi a questo. Io invece non credo che dire a un cittadino “ti spetta la disoccupazione se hai determinati requisiti” sia un servizio pubblico essenziale. Non eroghiamo nemmeno il PIN per tutte le operazione on line dal sito dell INPS.  Dico questo perché c’è da considerare che comunque anche con la disposizione a scacchiera chi lavora è preoccupato perché il rischio contagio resta”.

Sappiamo anche che le ditte aquilane legate al farmaceutico, Dompè, Menarini e Sanofi, stanno lavorando tutte facendo rispettare alcune norme di cautela che prevedono turni più corti per non creare affollamento negli spogliatoi.

Insomma se da una parte si chiede a tutti di restare a casa negando (in teoria) anche una passeggiata sotto casa, gli operai lavorano fianco a fianco, tornando poi a casa nelle loro famiglie. Questo per quanto riguarda il mondo del lavoro.

Non positive sono state le notizie ricevute dal nosocomio aquilano San salvatore, dove la CGIL nella giornata di giovedì, come annunciato in diretta nella nostra trasmissione, ha richiesto un’ispezione al Ministero proprio per la persistente mancanza di dispositivi di protezione adeguati.

La Dottoressa del Pronto Soccorso Annarita Gabriele del Sindacato Medici CGIL , martedì ci aveva riferito al telefono di Radio 19 che “la situazione non è molto cambiata anche se sono arrivate diverse mascherine, ma la maggior parte sono quelle chirurgiche, mentre abbiamo difficoltà ad avere le FFP2 e FFP3 cioè quelle specifiche da utilizzare in caso di contatto con il COVID”.

E’ capitato ad esempio di riscontrare evidenze molto probabili di Covid, anche in pazienti passati per il Pronto soccorso: “Le persone sospette dovrebbero andare in malattie infettive, ma invece abbiamo visto in questi giorni  in Pronto Soccorso alcuni pazienti a cui risulta dalle TAC che hanno una polmonite interstiziale bilaterale che fa sospettare quasi sempre la positività al Corona virus”.

“Il dato preoccupante in Italia è che i medici infettati sono il doppio di quelli che si sono infettati in Cina – ha continuato Gabriele –  e anche qui da noi sta succedendo. Abbiamo casi di positività al Corona virus tra il personale medico, operatori contagiati perché venuti a contatto con pazienti infetti da Covid, che fa presupporre che i dpi che abbiamo in dotazione non sono sufficienti alla nostra integrità” .

Ovvio che al discorso sui DPI, si affianca quello dei tamponi a cui tutto il personale sanitario per primo, andrebbe sottoposto. Ma anche sotto questo punto di vista l’Italia è drammaticamente indietro. Mentre si chiede di aumentare il controllo sugli spostamenti delle persone anche con droni o tramite dati digitali, della malattia e dei suoi dati effettivi,  sappiamo poco o niente e per avere un tampone si ha sempre più il presentimento del bisogno di una “raccomandazione”.  I calciatori ad esempio, o altri  VIP benestanti, hanno accesso facilmente ai tamponi, mentre tanti italiani muoiono a casa in attesa.

Se le cose in ospedale vanno come raccontato, ci siamo chiesti com’è la situazione legata alla medicina sul territorio, ai medici di base e all’importante possibilità di visitare e curare a domicilio, in un contesto che vede i nosocomi in forte difficoltà anche per potenziale tenuta e possibilità di contagio.

Così, sempre nella puntata di martedì, il Segretario Federazione nazionale medicina generale, Vito Albano, ci ha riferito della drammatica carenza di dispositivi di protezione adeguati anche per i medici di base. Sono così costretti  a seguire quasi sempre solo da lontano (per lo più al telefono) i loro pazienti, in particolare quelli con sintomi da Corona. Solo questa settimana la Regione ha istituito le USCA (Unità speciali di continuità assistenziali) che dovrebbero iniziare il loro lavoro la settimana prossima.

Come funzioneranno? “Io medico di famiglia – ci ha riferito Albano – li contatto e loro vanno a casa adeguatamente vestiti e riferiscono anche a me della situazione. Il personale è volontario ma pagato. C’era una richiesta da parte della Asl1 di 28 unità ma ne hanno trovati 22. Venerdì (ieri ndr) c’è stato il primo corso di formazione per loro e la settimana prossima dovrebbero iniziare”. 

 

 

La puntata di giovedì 26 marzo di Radio-19 (link esterno qui)

La puntata di martedì 24 marzo di Radio-19

 

Un pensiero riguardo “L’Aquila non si è fermata: tanti a lavoro questa settimana mentre i contagi aumentano dentro l’ospedale

  • marzo 29, 2020 in 3:44 pm
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    Grazie del servizio che fate per il territorio 👏👏👏

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