Chi è rimasto in Fondo? La lotta di Antonietta per il diritto all’abitare

L’Aquila – Ieri durante la trasmissione “Di Mattina” abbiamo ascoltato la storia di Antonietta che potete ascoltare dalla sua voce in questo estratto del suo intervento a Social Radio.
Ascolta “La storia di Antonietta che lotta per il diritto all’abitare di chi è rimasto in Fondo” su Spreaker.

La sua, come quella di altri sfollati del sisma del 2009 come lei, è una battaglia prima di tutto per la dignità che va avanti resistendo alle ingiunzioni di sfratto emesse dalla proprietà, un fondo immobiliare collegato alla società Europa risorse Sgr.

Dignità per il diritto all’abitare che “non vuol dire solo avere un tetto sopra la testa” ha raccontato Antonietta a di Mattina, “ma sviluppare relazioni, rapporti umani, usufruire di servizi dopo un sisma che mi ha costretta già a cinque traslochi”.

E’ una battaglia prima di tutto di dignità quella che Antonietta e altri sfollati stanno facendo resistendo alle ingiunzioni di sfratto emesse dalla proprietà, un fondo immobiliare collegato alla società Europa risorse Sgr.

Dignità per il diritto all’abitare che “non vuol dire solo avere un tetto sopra la testa” ha raccontato Antonietta nella trasmissione “di Mattina”, “ma sviluppare relazioni, rapporti umani, usufruire di servizi dopo un sisma che mi ha costretta già a cinque traslochi”.

Proviamo a ripercorrere cos’è successo.
“Progetto Case, Autonoma sistemazione (Cas) o fondo immobiliare?”
Queste erano le opzioni per noi sfollati (condizione trasversale allora a decine di migliaia di aquilani) una volta usciti a fatica dalle tende e dagli alberghi della costa.
Il Progetto case infatti, nonostante il gran numero di richieste di Cas, non bastava per tutti ed allora ecco spuntare l’accordo tra Comune (incapace insieme all’allora Prefetto Gabrielli di compiere espropri) e la società Europa risorse Sgr per un fondo immobiliare, il “Fondo Aq”, che compra 320 appartamenti con uno sconto rispetto al costo degli stessi ante sisma, per cui il Comune paga un affitto di 500 euro in media (leggi anche una vecchia inchiesta del Comitato 3e32).

Cosa succede? Nel 2014 i fondi per l’Assistenza alla popolazione finiscono e il Comune chiede ai beneficiari di trasferirsi negli appartamenti, ora liberi, dei Progetti Case.
Intere palazzine come quella di Gignano e Pettino in Via Sfrizzoli vengono svuotate (e lo sono tutt’ora dopo tre anni) mentre alcuni residenti chiedono di poter restare ad a-b-i-t-a-r-e dove avevano ripreso a costruire con fatica la loro nuova vita.

“Abbiamo proposto di pagare un affitto equo, in linea con i patti territoriali che tengono conto della metratura e del valore dell’immobile richiedendo anche la mediazione del Comune” racconta Antonietta. Ci siamo ritrovati soli e siamo arrivati alle vie legali tramite il nostro avvocato, ma non c’è stato nodo di trovare un accordo nonostante abbiamo insistito per un anno e mezzo per poter pagare”.
“Ora stanno arrivando dei decreti ingiuntivi che sono una vera e propria follia – continua – per cui stanno chiedendo gli arretrati più quaranta euro al giorno per indennità di occupazione. Quindi sembra che abitiamo a Piazza Navona, io dovrei pagare 1700Euro al mese”.

Pensare che quel Fondo di Europa risorse ha anche vinto il Premio “Mattone d’oro” per la finanza etica, mentre adesso dopo aver incassato dall’operazione una decina di milioni non si fa molti scrupoli ad inviare ingiunzioni di sfratto a degli sfollati alcuni dei quali, come Antonietta – sono anche parenti di vittime del terremoto del 2009.

In tutto ciò pende su Europa risorse anche un’altra ombra piuttosto pesante visto che il direttore generale, Antonio Napoleone e il consigliere delegato Fabrizio Antonini sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di falso e truffa aggravata ai danni dello Stato.
Per gli appartamenti della palazzina del quartiere aquilano di Gignano l’accusa sostiene infatti che siano state messe nel computo delle superfici calpestatili e quindi affittabili, metrature inesistenti.

L’Aquila si ritrova ad essere oggi una città costituita per intero da un’immensa periferia con servizi del tutto insufficienti, piena di appartamenti vuoti e fragilità senza fissa dimora, bandi di social housing bruscamente annullati, ingiunzioni di sfratto per gli sfollati e il patrimonio di edilizia popolare quasi per intero non ricostruito.

Non ci si può che porre una domanda: quale città, esattamente, si sta ricostruendo?

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