GIOVANI MEZZI AQUILANI NELLA NOTTE DEL ‘GRAN SASSO’

Nella notte dello stadio “Gran Sasso”, che ha insolitamente ospitato domenica scorsa la semi finale play off di terza categoria e che ha visto lo United L’Aquila sconfitto sonoramente dalla San Gregoriese per 0-5, un fatto positivo sono stati certamente gli esordi su quel terreno di gioco così bello ed importante di due giovani mezzi aquilani.

Armando, diciassettenne albanese, è entrato per lo United a pochi minuti dal termine della partita,  in un finale del tutto compromesso, difficile da interpretare.
Scampoli di gioco in cui  però si è dimostrato molto determinato lottando su ogni pallone concentrato al punto giusto per non farsene scappare nemmeno uno.
Al 90’ l’ho visto dall’altra parte del campo combattere un duello sulla sinistra contro il terzino avversario. Una palla già persa, un contrasto che quello pensava di aver vinto facilmente, con esperienza. Armando allora gli è passato prima sotto, poi sopra, poi gli ha girato tutt’intorno, prima col destro, poi strisciando a terra col sinistro in un tripudio di gambe che boh… e alla fine la palla l’ha ripresa, senza commettere fallo.
Quell’altro allora ha capito, un po’ sorpreso, che il ragazzo giovane, lungo e tutt’ossa che aveva davanti, entrato sul 5-0, era entrato per lottare, lottare davvero.

Si fa sport a L’Aquila, sotto questo cielo.

El Hadji Bacary si chiama così perché suo padre, raccoglitore di cotone in Senegal, grazie a una promozione ricevuta per meriti sul lavoro, ha potuto finanziarsi il pellegrinaggio alla Mecca, qualcosa che ho capito solo ora quanto sia importante per i Musulmani. Chi la raggiunge può porre prima del suo nome di persona il titolo onorifico di “El Hadji”.
Bacary ha diciott’anni ed è arrivato da minorenne all’Aquila dove ora frequenta la terza media in una classe composta da dodici stranieri e due italiani.
L’altro giorno nello spogliatoio abbiamo tutti festeggiato insieme a lui perché ha ricevuto la protezione sussidiaria, il documento che gli consente di restare in Europa per cinque anni.
Gli abbiamo detto che ora è mezzo Italiano. Lui un po’ ci ha creduto, un po’ è ancora scettico… boh…effettivamente chi lo sa? A me viene da pensare ai versi della canzone di Ghali  “io T.V.B. Cara Italia, sei la mia dolce metà”.
Per El Hadji Bacary dal 5 maggio è anche il periodo del Ramadan. Insieme agli altri compagni di squadra musulmani, per gli ultimi allenamenti, ha mangiato qualcosa negli spogliatoi al tramonto, subito prima di iniziare a correre sul campo di Centi-Colella. Il digiuno l’ha interrotto eccezionalmente solo per il giorno della semi-finale, ma lo recupererà posticipando la fine del periodo, come hanno pensato di fare anche i grandi campioni musulmani del Liverpool: Sadio Mané (Senegalese anch’egli) e Mohamed Salah.
Il cambio di abitudini in ogni caso non deve essergli stato particolarmente facile e domenica, sotto la pioggia del secondo pomeriggio, con all’orizzonte verso Est uno squarcio di luce che preannunciava un nuovo tramonto, è uscito di casa, a Pettino, per recarsi verso la notturna del “Gran Sasso”. Lo stadio più importante del territorio dove due anni fa, da ragazzino che ancora non parlava italiano, è andato a vedere il derby L’Aquila-Avezzano e dove più tardi il suo amico Suleman giocherà con la maglia dell’ASD Città di L’Aquila, onorandola.
Bacary quest’anno ha dimostrato di potersi portare in spalla la squadra con la sua determinazione e il suo carattere assolutamente inconsueto per uno della sua età che si trova in un gruppo di persone mediamente più adulte. Domenica ha iniziato la partita poco presente – gli capita – travolto dalle emozioni negative dei tre gol presi a brucia pelo, arrabbiato e deluso. Bacary non ci sta mai a perdere.
Su quella fascia però ha continuato man mano a darsi da fare, a mettere palloni in mezzo. Fino a liberare nel finale tutto il suo potenziale nei dribbling ubriacanti in velocità contrassegnati da piccoli boati di folla che si sono sollevati nella notte illuminata del ‘Gran Sasso’. Dove El Hadji Bacary è uscito sconfitto, ma solo dopo aver ancora una volta stupito e soprattutto dopo una grande stagione di Terza Categoria, iniziata per lui in ritardo per complicazioni burocratiche. All’inizio in panchina, poi da titolare fisso con la maglia numero “10” dello United L’Aquila addosso con cui è uscito imbattuto più di dieci volte segnando otto gol al debutto assoluto nei campi del territorio e la città dove vive.

 

Alessandro Tettamanti

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