“Sì, sì, sì ripartiamo da… qui”, intervista con uno degli autori, Prof. Enrico Cavalli 

“Sì Sì Sì ripartiamo da qui (l’ASD L’Aquila in Promozione Abruzzese, 2019-20)”  è il titolo del libro a cura del consolidato duo Dante Capaldi ed Enrico Cavalli.

Ascolta nel PodCast sotto tutta l’intervista di Alessandro Tettamanti con il professor Cavalli sul contenuto ed il senso di quest’ultima pubblicazione che si inscrive nella contemporaneità del  nuovo corso calcistico  “autenticamente partecipato dalla gente” . Una sfida da affrontare per ripartire “dopo l’era trentennale del mecenatismo”, che ha coinciso “con un decadimento sportivo” fatto di tre fallimenti, dipeso in definiva  “da come questa città non abbia più sentito come qualcosa di proprio il fatto sportivo”

Ascolta ““Sì, sì, sì ripartiamo da… qui”, intervista con uno degli autori, Prof. Enrico Cavalli” su Spreaker.

Capaldi e Cavalli li avevamo lasciati nell’ottobre del 2018 con la pubblicazione di ” 90 anni  e più di calcio aquilano” la loro penultima fatica , al termine della quale, ci svela Cavalli,  “convenimmo sarebbe stato opportuno un seguito” che poi è coinciso con  “il ritorno di una partecipazione importante per quanto riguarda il riconoscimento giuridico della tifoseria nella società aquilana grazie al Trust e ai Red Blue Eagles “ che è uno dei temi più cari, da tempi non sospetti, a Cavalli stesso e alla base dei suoi lavori.  “Un traguardo raggiunto l’estate scorsa con una partecipazione totalitaria, grazie ad alcuni sponsor aquilani, forse, non a caso, arrivati in quantità mai raggiunte prima proprio  in un periodo difficile che sta attraversando la città”.

Cavalli nell’intervista ci ricorda come “il titolo del libro si rifà a una pubblicazione di Dante Capaldi del 1978-79” dal titolo “ Sì Sì Sì,  Torniamo in Serie C”, nell’anno del ritorno all’allora serie C2 “possibile grazie ad un gran sforzo cittadino”, per certi versi simile quindi a quello attuale.

Certo, allora si parlava di C2, oggi di una Prima Categoria che è diventata Promozione e speriamo tutti diventerà Eccellenza già dalla prossima stagione. Un periodo quest’ultimo in cui, sottolinea Cavalli, “abbiamo poi appreso in maniera sorprendente come la dialettica tra la tifoseria abbia portato ad un’uscita responsabile del Trust”. 

Un fatto, in molti lo ricorderanno,  avvenuto ad inizio stagione che ha determinato le dimissioni del Presidente Paolo Fioravanti e la costituzione di un nuovo assetto dirigenziale che vede come nuovo Presidente l’Avv. Stefano Marrelli.  Una turbolenza rispetto a cui, l’autore del libro, auspica “si possa arrivare ad una concordia omnum” ,cioè ad un’unità di intenti per tutti,  “in quanto tutti noi aquilani abbiamo solo da perdere in questa sostanziata divisione del tifo”.  

Ma l’importante, la sostanza, secondo Cavalli “è che qualsiasi saranno gli sviluppi societari in futuro, comprendano sempre una presenza , anche minima, del tifo nella società calcistica aquilana a garanzia della conservazione del logo e della partecipazione della città alla cultura sportiva”. Perché purtroppo, e questa è la tesi importante che il libro sostiene, “c’è stata una incidenza di sconfitte e declini, anche nel rugby , la dove lo sport non è stato sentito dalla cittadinanza come qualcosa di proprio” .

Il mecenatismo fine a sé stesso degli ultimi 30 anni secondo Cavalli, ha provocato più danni che benefici nel calcio aquilano visto i tre fallimenti: “Quando agli inizi degli anni 80 – scrive e racconta nell’intervista l’autore del libro – ci furono  le prime esperienze mecenatistiche del Presidente proprietario (affiancato anche da qualche istituzione o altro socio ), si è iniziato a verificare un lento distacco  della partecipazione del coinvolgimento sociale verso lo sport. Il decadimento sportivo dipende da come questa città non abbia più sentito come qualcosa di proprio il fatto sportivo”.

Certo i rischi per una proprietà popolare esistono sopratutto perché “ in Italia bisogna ci sia una legislazione apposita  proprio per regolare i rapporti in queste società rette da forme di azionariato popolare. Qualcosa in tal senso – continua Cavalli – è rimasta nei cassetti del Ministero e questo potrebbe essere negativo per le forme di partecipazione. Ma se anche dovesse tornare un imprenditore, l’importante è che sia affiancato dalla partecipazione , in modo che se molla, poi non finisce tutto come successo negli ultimi anni”.

Perché in fondo quanto sta accadendo con l’assetto attuale, secondo lo storico, non è nulla di inedito: “Fino agli 80′ cera sempre stata una presenza di tifosi dentro la società, costituita da vari personaggi e la città così si sentiva maggiormente parte di una società agonistica”.

Al progetto attuale manca ancora (ma l’anno prossimo dovrebbe arrivare) la juniores e quindi un giusto investimento nel settore giovanile, utile per la realtà sociale e che finora non si è realizzato anche per il mancato accordo con Rossi e Ianni e la loro scuola calcio. Per Cavalli è importante in generale  “una maggiore veicolazione della cultura sportiva” anche per  “avvicinare le giovani generazioni allo sport” raccontando anche “un buon passato che c’è stato”. “Non si capisce”, secondo lo storico aquilano “perché invece questa trasmissione culturale sia  sempre stata così precaria e difficile, forse per il limite di voler curare solo il proprio orticello”.

Quella calcistica, nell’Aquila città universitaria e della conoscenza, è sempre stata considerata come una cultura di serie B. “Ho dedicato più volte a questo tema la mia attenzione – racconta Cavalli –  il è che a L’Aquila si è considerato il fatto sportivo come qualcosa che spetta solo a chi sta sul campo e sugli spalti, senza approfondirlo sul piano storico e della ricerca. Questo ha fatto sì che lo sport locale restasse chiuso nel dilettantismo appannaggio di chi lo chi lo pratica senza guardare oltre, vedendolo cioè come qualcosa di sociale”.  Perché probabilmente “se fosse considerato nella sua dimensione sociale più ampia “sarebbe troppo impegnativo da gestire e quindi è sembrato opportuno lasciarlo a livello dilettantistico anche pensando alla vicinanza con Roma ed il suo bacino”.

Nel libro ci sono vari contributi tra cui quello di Mario Marinacci del San Francesco calcio. “Abbiamo chiesto a molti club di scrivere qualcosa e il San Francesco ha risposto con entusiasmo. Il patrimonio calcistico aquilano è decisivo per la socializzazione aquilana con volontari-dirigenti che si impegnano tutti i giorni. Io mi auspicherei una sorta di stati generali per discutere le problematiche, altrimenti continueremo ad avere dei buoni esempi che passano come meteore, come ad esempio è successo per il Genzano, con un impatto di coesione sociale che viene a mancare”.

Nel libro il giornalista sportivo Dante Capaldi assembla  una “galleria di personaggi del calcio aquilano” composta da Ottavio Barbierei, Annibale Frossi, Italo Acconcia, Angelo Caroli, Guido Attardi, Giampaolo RossiPietro Fontana Paolo Braca Giuspeppe Picella , Steno Gola, Mauro Lauri Cesidio Oddi, Giancarlo Centi, Fabio Catelli, Damiano Zanon, Lorenzo Del Pinto, promettendo di raccontare la storia di altri nuove personaggi in future edizioni. “Mi ha colpito la storia del portiere Oddi che ad inizio anni 80’ fu venduto dall’Aquila al Palermo e che finanziò buona parte della campagna rossoblù dell’anno successivo o quella di Annibale Frossi che quando si sta per imbarcare per l’ Etiopia, viene fatto scendere da un gerarca napoletano per volere di Adelchi Serena”.

Il libro si può trovare nelle edicole di Via Strinella, del vecchio stadio Comunale “Tommaso Fattori” e di San Francesco o contattando direttamente gli autori. 

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