Covid, lavoro e diritto alla cura, intervista al Segretario Cgil Marrelli: “Manca programmazione e cabina di regia. C’è bisogno di assunzioni e di rilanciare la sanità pubblica”

“E’ saltato il diritto alla cura” taglia corto e crudamente il segretario della CGIL L’Aquila, Francesco Marrelli, in merito alla situazione sul territorio aquilano dove gli errori più grandi commessi sono stati “cullarsi sul pensiero che il contagio non sarebbe tornato” e in base a questo “non programmare” senza istituire “una cabina di regia” per coordinare tra loro i vari soggetti coinvolti. Una programmazione che  secondo la Cgil “doveva essere fatta almeno sul personale implementando la medicina territoriale, quando invece non si è fatto nulla su questo e stiamo vedendo il dramma delle unità USCA insufficienti”.

Eppure il manager della Asl 1 Testa, ha dichiarato di averle fatte delle assunzioni, ci spieghi un attimo meglio cosa sta succedendo?

Testa ha fatto un comunicato in cui parla di stabilizzazioni, che non vuol dire aggiungere ulteriore personale. Parte di queste sono stabilizzazioni  già programmate negli anni precedenti.  Alla Asl provinciale abbiamo una carenza strutturale di 800 unità lavorative (in tutte le categorie tra medici, infermieri, OS ecc.) ,che in parte vengono coperti da lavoratori precari dove, per alcuni di questi, i contratti vengono rinnovati mese per mese. Il personale sanitario viene assunto anche in somministrazione tramite  agenzie interinali con contratto in scadenza a dicembre. Invece servirebbe un’altra programmazione, a lungo periodo, ma servirebbe innanzitutto portare il personale a pieno organico che sono 4056 addetti.

Poi ci sono i lavoratori in cooperativa che lavorano per la ASL. Per esempio nelle RSA per anziani accreditate al pubblico, ma gestiti da cooperative. Uguale per il personale del 118. Noi sono anni che diciamo alla ASL che la strada da seguire è la re internalizzazione dei servizi e la stabilizzazione del personale. In questi giorni c’è un concorso infermieristico. 

Il Manager Testa continua a dire di aver fatto operazioni ‘nonostante il deficit degli anni passati’, ma dovrebbe capire che in una fase di emergenza come questa non si ragiona coi conti alla mano ma si proteggono le persone, che è quello che non si è fatto.

A me interessa come si ricostruisce un sistema sanitario pubblico dopo anni in cui si è dato molto più attenzione ai bilanci che alle persone perché questo è accaduto

Cosa sta succedendo con i tamponi, nell’ospedale dell’Aquila c’è stato un ritardo pazzesco nell’eseguirli sul personale. 

Nella prima parte dell’emergenza denunciammo sia la mancanza dei DPI che di tamponi al personal sanitario. Ci sono sanitari della Asl dell’Aquila che hanno fatto il loro primo tampone in questi giorni quando invece dovrebbero essere tamponati ogni dieci giorni, ma anche questo non è stato programmato. Adesso è uscito fuori anche che all’Aquila mancavano tamponi e reagenti. 

Il contrasto al virus si fa con la prevenzione ed il tracciamento, se è saltato il tracciamento allora la situazione è esplosiva. La Asl già non era pronto a gestire l attività ordinaria figuriamoci l’emergenza. Se poi penso che Marsilio vorrebbe far ricoverare pazienti Covid dentro strutture private allora  due domande ce le dobbiamo fare. L’unica soluzione invece è rafforzare il pubblico.

L’Università è assurdo che non sia stata contattata. Se pensiamo che abbiamo una facoltà di Medicina con i suoi laboratori, credo proprio che un attività di sostegno al sistema sanitario fosse naturale. Oltre l’Università però mi chiedo perché non si è potenziato il laboratorio dell’Ospedale? Magari interpellando l’Università su come si poteva fare a potenziare in questa fase.

In questo momento c’è una condizione di totale solitudine da parte di troppe persone in attesa della Asl o di un tampone. Alcune aziende si stanno organizzando in maniera solitaria per fare tamponi ed altro quando doveva essere il pubblico ad assolvere a questa cosa. Il privato dovrebbe fare attività complementari. Anche il tracciamento lo si sta facendo in maniera volontaria all’interno dei luoghi di lavoro o delle famiglie. Ci vuole attenzione massima e mettere in campo tutte le energie per il tracciamento. 

Per adesso noi abbiamo iniziato a inviare le lettere alle cariche più alte della Repubblica, a Mattarella e il Primo Ministro Conte, ma nel momento in cui – come abbiano fatto pure mesi fa – si riscontrerà una condizione permanente di disagio dei lavoratori, più mancanza di verifica dello stato di salute, saremo costretto a coinvolgere gli Enti preposti .

Sappiamo delle condizioni improvvisate e parziali con cui è stata riaperta l’ala del Delta 7 all’Ospedale dell’Aquila dedicandola anche a pazienti covid ma in condizioni piuttosto precarie per tutti.

Se tu apri o costruisci nuovi settori dove metti posti covid e altro, ma non hai personale, poi è complicato gestire il tutto. 

Le strutture non bastano anche se qui non si sono fatti investimenti nemmeno in tecnologie. Non solo il Delta sette ma anche l’ospedale di Sulmona che è un bellissimo ospedale, non serve perché manca il personale. Lì la discussione era fino a qualche tempo fa chiudere il punto nascita, punto di riferiremo per tutto il territorio. Assurdo.

Ripeto, non si può continuare a ragionare solo coi conti economici alla mano, ma è necessario pensare su come si ricostruisce un diritto come quello di curarsi che è in capo allo Stato che lo deve garantire. 

Cosa deve fare quindi adesso la Asl?

La Asl deve provvedere immediatamente, lì dove possibile, ad avviare procedure di stabilizzazione del personale e fare concorsi per assumere nuovo personale. Certo in queste condizioni è difficile, ma va fatto. C’era il tempo utile per farlo non si capisce perché non lo si è fatto allora.

C’è bisogno di un potenziamnento dell’assistenza domiciliare che andrebbe programmata di concerto con i Comuni, perché questa sta nei piani sociali dei Comuni e su questo bisognerebbe incominciare a fare un ragionamento.

Quindi servirebbe prima di tutto una cabina di regia , poi una programmazione tra i soggetti. 

Ieri si è fatto il Consiglio comunale e si è detto che 5800 persone all’Aquila sono in isolamento. Vorrei sapere quante di queste sono state assiste dalle strutture pubbliche, hanno avuto un rapporto con le Usca e se su di loro è stato fatto un tracciamento reale.

Cosa sta succedendo nei carceri della Pronvincia?

E’ incredibile ma la polizia penitenziaria e tutto il personale che lavora nei servizi collegati – e penso sopratutto alle Costarelle dove ci sono prigionieri col 41bis – sono stati costretti a farsi il tampone privatamente perché il sistema sanitario non è riuscito ad intervenire. Ora  siamo in attesa di sapere se possibile tamponare in strutture pubbliche il personale.

E i detenuti sono stati tamponati?

 Non si riesce a capire chi stanno tamponando, anche perché chi può lo sta facendo all’esterno. Una situazione assurda verso chi è sotto la tutela dello Stato. Così come per le RSA, vorrei capire se stanno facendo fare il tampone a tutti, personale ed ospiti. 

La cosa più importante dovevano essere le strutture per fare tamponi e tracciamento. Lì dove si è avuto contatto con positivo bisognava tracciare il contatto. Evidentemente chi doveva prendere delle decisioni – e non i lavoratori negli ospedali che si stanno facendo in quattro – ha fatto degli errori. Non ci scordiamo che questo è il territorio dove una donna è morta per Covid attendendo di entrare in ospedale ad Avezzano. 

Alessandro Tettamanti

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